
Negli ultimi 20 anni la medicina occidentale ha riconosciuto il ruolo fondamentale dell’alimentazione sia per prevenire sia per diminuire l’evolversi di patologie cronico degenerative, tra cui l’ipertensione, l’eccesso di colesterolo LDL, i trigliceridi alti, l’insulino-resistenza e il diabete di tipo 2, l’aterosclerosi, l’iperuricemia, l’insufficienza renale cronica, le patologie del fegato, l’infiammazione cronica che può favorire l’insorgere di tumori.
Oggi siamo più che mai attenti all’immagine e a quella corporea attribuiamo valori morali e di disciplina. Siamo bombardati da informazioni sugli alimenti più o meno allarmistiche, più o meno fondate e da diete che ci promettono rapide perdite di peso. Sono messaggi che incrementano lo stato confusionale su come alimentarci e acuiscono il senso di frustrazione e di colpa al minimo sgarro. Non di rado si creano paure alle quali ciascuno reagisce diversamente, per esempio con eccessive restrizioni, ossessioni, comportamenti compensativi, perdita di controllo. Il corpo perde così l’innata capacità di autoregolarsi nelle quantità e di scegliere gli alimenti migliori affinché il fisico si mantenga in salute e con l’energia necessaria.
La regolazione ormonale del senso di fame, del senso di sazietà e dell’utilizzo dei nutrienti è alquanto articolata e complessa e si modifica nel corso della vita. E’ noto da tempo che diete particolarmente restrittive nelle calorie – e punitive sul lato del piacere – possono portare a risultati sorprendenti nel breve periodo, ma creare danni peggiori dell’iniziale sovrappeso, sul lungo periodo. Possono determinare l’alternarsi di abbuffate e di digiuni, rallentare il metabolismo, peggiorando i meccanismi fisiologici e psicologici che portano ad accumulare riserve energetiche senza che il fisico sia in grado di utilizzarle.
A volte una buona educazione alimentare, unita a un esercizio fisico strutturato, possono essere sufficienti a migliorare la composizione corporea e lo stato di salute generale.

Già a 40 anni gli ormoni sessuali diminuiscono e con essi la capacità di mantenere la massa muscolare, al punto da rendere necessarie modifiche delle nostre abitudini alimentari. Nelle fasi di pre e post menopausa, per esempio, cambiano le esigenze del fisico, il colesterolo tende ad aumentare, la muscolatura tende a ridursi, con conseguente diminuzione del metabolismo e accumulo delle riserve adipose. Agire in tempo vuol dire evitare alcune patologie croniche, ritardarne l’insorgenza o controllarne il peggioramento.
Alle volte però nutrizione e sport possono non bastare per perdere peso o per mantenere il peso perso. Risulta fondamentale individuare quegli aspetti fisici e psicologici che danno luogo e mantengono circoli viziosi. Un lavoro in équipe, con l’impiego di strumenti psicoterapeutici, possono essere di grande aiuto a sostenerci nel cammino.
Il percorso migliore è dunque la rieducazione alimentare morbida, che porti a prendere consapevolezza della propria relazione con il cibo e che miri a ripristinare quei meccanismi di autoregolazione perduti.
